Un team di ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center, guidati dall’italiano Pier Paolo Pandolfi, è riuscito a spiegare come il gene “Pten”, identificato per la prima volta 15 anni fa, sia in grado di esercitare la sua funzione per bloccare la crescita del tumore e come la sua perdita o alterazione può aprire la strada alla malattia.
Il nuovo studio, appena pubblicato su Cell, rivela che la perdita o la mutazione di Pten non hanno le stesse conseguenze, e non solo fornisce conoscenze fondamentali sulla biologia di base dei tumori, ma offre anche una potenziale direzione nella ricerca di nuove terapie antitumorali.
La ricerca aveva iniziato a notare che i pazienti oncologici con mutazioni di Pten ottengono risultati più scarsi dalle terapie rispetto ai malati che lo hanno perso del tutto.
E poiché le mutazioni di Pten sono estremamente frequenti in vari tipi di tumori, questa scoperta potrebbe aiutare a spianare la strada a un nuovo livello di trattamento del cancro personalizzato, anche grazie alle innovative tecniche di analisi genetica e alla strategia di ricerca sui farmaci basata sul “Mouse Hospital” messo a punto da Pandolfi.
Questo apre la strada a terapie ancora più mirate, ciò che chiamiamo “precision medicine“.