Attualmente mi trovo in California e lavoro presso City of Hope, un rinomato Istituto ospedaliero e di ricerca scientifica sul cancro. Ricopro la posizione di Post Doctoral Fellow e mi occupo dei meccanismi che determinano la resistenza farmacologica nella cura del Mieloma Multiplo, tumore di natura ematologica che porta allo sviluppo incontrollato di cloni plasmacellulari anomali determinanti una risposta immunitaria alterata.
Sono qui perché ho deciso di dare una svolta alla mia vita e di puntare tutto sul diritto ad esercitare una professione che in Italia non viene considerata tale, se non grazie all’ausilio di premi e borse di studio quale appunto la Lilli Funaro. Ho avuto il piacere di conoscere la Fondazione durante il corso di Dottorato di Ricerca in Medicina Traslazionale presso l’Università della Calabria, in cui ho svolto il mio intero percorso universitario: come tutti i giovani calabresi che approcciano al mondo della ricerca necessitavo di un supporto economico ed i miei tutor mi hanno proposto di presentare il mio lavoro. Una volta appresa la storia personale di Lilli sono rimasta sbalordita da quanto un’intera famiglia sia riuscita a creare in sua memoria.
L’Italia mi ha dato tanto e mi ha tolto tanto allo stesso modo. Mi ha dato la vita, la cultura, la storia, il cibo, ma lo studio, il sacrificio, la dedizione nulla possono nei confronti di una società che ti spinge ad espatriare ed a lasciare gli affetti per realizzare quello che non dovrebbe essere solo un sogno, ma una possibilità. Ho inviato curriculum ovunque ma il nostro non è un paese per giovani ricercatori, tant’è che per un certo periodo di tempo oltre ad arrabattarmi con borse di studio varie, ho approcciato ad altri lavori ben più umili tra cui l’operatrice di call center, per cinquecento euro mensili.
In America la ricerca scientifica assume rilevanza notevole ed i vincoli istituzionali, politici ed economici sono certamente minori se confrontati ad altre realtà. Quello che posso affermare con certezza è che la preparazione tecnico-scientifica ricevuta negli anni di studio e durante il mio percorso di Dottorato in Calabria, è non solo all’altezza della situazione ma addirittura competitiva. Per chi come me ha l’aspirazione di lavorare nel settore della ricerca, l’America rappresenta il ‘paese dei balocchi’, grazie alle strumentazioni e materiali di alto livello messe a disposizione quotidianamente. Inoltre qui è molto sviluppato il senso della motivazione e del sostegno emotivo attuo a bilanciare le situazioni di stress, ahimè, cui siamo spesso soggetti.
Alla Famiglia Funaro va il mio abbraccio e tutta la mia stima per aver generato una macchina meritocratica e funzionante atta a premiare i giovani di talento che si affacciano al mondo della ricerca scientifica e per tutta la cura che la Fondazione riserva ai giovani ricercatori calabresi come me. Ho tratto insegnamento dalla commuovente storia di Lilli e spero che si possa un giorno unire le forze per combattere questa subdola patologia.
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