Il corpo umano è una macchina perfetta in cui ogni sua componente ha una funzione specifica che supporta e si raccorda con il distretto anatomico in cui essa opera.
È esperienza comune a ciascuno di noi che in alcuni casi, a seguito di traumi o determinate patologie croniche, parti del nostro corpo vadano incontro a fenomeni degenerativi o necrotici che ne limitano la funzione e l’anatomia: in questi casi, viene attivato un concorso di processi riparativi e rigenerativi che includono la attivazione delle cellule staminali cosiddette residenti, ovvero, quelle presenti nel luogo in cui sopraggiunge il danno.
La medicina rigenerativa è un recente settore della medicina, finalizzato allo studio della biologia e della fisiopatologia che soggiace ai fenomeni che avvengono durante la rigenerazione/riparazione di tessuti e di organi danneggiati o soggetti a fenomeni degenerativi. Tra gli attori principali della medicina rigenerativa, un posto di primaria importanza è ricoperto dalle cellule staminali.
Il concetto di cellula staminale è ancora oggi molto controverso: la comunità scientifica si interroga da tempo sulle reali funzioni di tali cellule, fino a metterne in dubbio anche la stessa esistenza come entità citologiche distinte. Di certo, tutti quei processi che implicano una riparazione o una rigenerazione, richiedono una attivazione ed un differenziamento di queste speciali cellule dalle caratteristiche uniche. Tra le peculiarità delle cellule staminali, esse hanno l’abilità di mostrare la cosiddetta “self-renewal”: questo concetto sta ad indicare la capacità di auto-rigenerarsi e di moltiplicarsi, mostrata dalle cellule staminali soggette a stimoli proliferativi.
Negli ultimi anni, molto si è dibattuto anche sulla capacità delle cellule staminali di “modificare” i tessuti dove esse agiscono. La loro influenza si esplica sia in termini riparativi, attraverso la caratteristica abilità nel riprodurre tutti i differenti tipi cellulari, sia agendo da fattori immuno-modulatori.
Proprio la versatilità di tali cellule, le rende sia promettenti come veicolo di specifiche terapie cellulari, sia temute come attori principali nella patogenesi di molte forme oncologiche.
Infatti, nel cancro, esse spesso alimentano la crescita del tumore, per cui potrebbero diventare in futuro bersaglio o strumento di nuove terapie.
La presenza numerosa di cellule staminali in un sito oncologico influisce sulla aggressività della malattia, soprattutto nei tumori solidi, rendendole un marker prognostico e un bersaglio terapeutico molto utile per future terapie.
Il ruolo delle cellule staminali in oncologia è estremamente variegato, infatti, esse vengono utilizzate come eccellente “modello cellulare”: il loro atteggiamento fortemente proliferativo le rende preziose per riprodurre in laboratorio i comportamenti del tumore e sperimentare l’efficacia delle cure sperimentali; le immunoterapie biologiche e quelle genetiche sono oggigiorno i filoni maggiormente promettenti e quelli su cui la ricerca scientifica sta facendo notevoli passi avanti.
Recenti studi hanno dimostrato, ad esempio, che la terapia mediata da cellule staminali “indotte” (le cosiddette IPS- Induced Pluripotent Stem cells ), iniettata nei topi, riesce a stimolare una forte risposta immunitaria contro i tumori di seno, polmone e pelle, riuscendo anche a prevenire le recidive.
Nel prossimo futuro, le innovazioni nello sviluppo tecnologico, nella biologia cellulare e molecolare, nell’immuno-biologia e nei biomateriali apriranno nuove immense potenzialità, al fine di perfezionare le terapie già esistenti e di svilupparne nuove.
Dr. Marco Tatullo, MD, DDS, PhD
Direttore Scientifico – Tecnologica Research Institute, Crotone, Italy